Codice Bardera

Il cosiddetto codice Bardera è un falso manoscritto inventato nel 1885 da Ernesto Lamma che ne diede notizia nel "Propugnatore" e poi ne pubblicò l'indice nella "Rivista critica della letteratura italiana", infine ne pubblicò l'edizione diplomatica nel 1903. Si sarebbe trattato di un frammento di codice del 1491. La nota di possesso sarebbe stata codex domini Guidobaldi Urbinatis, quindi il codice sarebbe appartenuto primamente a Guidobaldo da Montefeltro (malgrado Lamma, con singolare errore di cronologia, lo consideri di proprietà dei Della Rovere, che divennero signori di Urbino solo qualche decennio più tardi). Il codice Bardera sarebbe stato composto da diciassette fogli su cui avrebbero trovato posto ventisette componimenti di poeti del XIII secolo, in massima parte stilnovisti, e a fine Ottocento sarebbe stato di proprietà di un tal Giovanni Bardera, amico del Lamma.

Nel 1915 Michele Barbi dimostrò che si trattava di un falso, ma nel 1994 Guglielmo Gorni ha precisato che il codice non è neanche un falso: semplicemente non è mai esistito, come non è mai esistito il suo possessore Giovanni Bardera. La tesi è stata contestata da Pasquale Stoppelli. In un articolo di Giulio Vaccaro, inoltre, il Codice Bardera risulterebbe identificato con un codice contenuto nell'Archivo del Pilar a Saragozza.[1]

Note

  1. ^ Vaccaro, p.175.

Bibliografia

  • Ernesto Lamma, Lapo Gianni (Contributo alla storia letteraria del secolo XIII), in Il Propugnatore, XVIII, n. 1, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1885, pp. 3-105 (la menzione del Codice Bardera è in nota alle pp. 85 e 89). URL consultato il 6 giugno 2018.
  • Ernesto Lamma, Di un codice di rime del secolo XIII, in Rivista critica della letteratura italiana, II, n. 4, aprile 1885, pp. coll. 124-125.
  • Ernesto Lamma, Studi sul canzoniere di Dante (parte decima), in Il Propugnatore, XIX, n. 1, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1885, pp. 133-199 (la menzione del Codice Bardera è alle pp. 178-179 e in nota). URL consultato il 9 maggio 2019.
  • Ernesto Lamma, Di un frammento di codice del secolo XV. Di una canzone pseudo-dantesca, collana "Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari", diretta da G. L. Passerini, vol. LXXVI, Città di Castello, Lapi, 1903. URL consultato il 6 giugno 2018.
  • Michele Barbi, Il codice Bardera è una falsificazione, in Studi sul Canzoniere di Dante, 1ª ed., Firenze, Sansoni, 1915, pp. 97-117.
  • Guglielmo Gorni, Il Dante perduto. Storia vera di un falso, Torino, Einaudi, 1994.
  • Pasquale Stoppelli, "Se Lippo, amico", "Lo mio servente core" e il Codice Bardera, in Andrea Mazzucchi (a cura di), «Per beneficio e concordia di studio». Studi danteschi offerti a Enrico Malato per i suoi ottant'anni[collegamento interrotto], Cittadella, Bertoncello Artigrafiche, 2015, pp. 861-875. URL consultato l'8 agosto 2018. Ora in Pasquale Stoppelli, L'equivoco del nome. Rime incerte fra Dante Alighieri e Dante da Maiano, Roma, Salerno Editrice, 2020, pp. 70-82, ISBN 978-88-6973-471-7.
  • Giulio Vaccaro, Gli Ammaestramenti matrimoniali nel foglio di guardia del codice Bardera, in Briciole di discorsi amorosi. Scritti per Sara Natale & Simone Albonico offerti dagli amici fiorentini, Pisa, Il Campano, 2018, pp. 175-177. URL consultato l'8 agosto 2018.
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