Periodo assiale

Platone e Aristotele, dettaglio dalla Scuola di Atene di Raffaello Sanzio (1509). Secondo Jaspers, il periodo assiale ha dato origine alla filosofia come disciplina

L'epoca assiale (o anche età, periodo o era assiale, in tedesco Achsenzeit) è quel periodo della storia dell'umanità compreso tra l'800 a.C. e il 200 a.C., contraddistinto da una profonda svolta culturale e filosofica secondo il filosofo tedesco Karl Jaspers.

«Un asse della Storia universale […] dovrebbe essere situato nel punto in cui fu generato tutto ciò che, dopo di allora, l'uomo ha potuto essere, nel punto della più straripante fecondità nel modellare l'essere umano.»

(Karl Jaspers)

Origini del concetto

Il concetto di "epoca assiale" viene attribuito a Jaspers, il quale lo elabora negli anni '40 del Novecento, prima in un manoscritto inedito e poi nel testo Vom europäischen Geist (in italiano Lo spirito europeo). Nonostante ciò, lo stesso Jaspers individuò alcuni precursori che prima di lui avevano teorizzato un momento sincronico di sviluppo culturale, come Alfred Weber (fratello del più celebre Max), pur non chiamandolo con questo nome.[1] Secondo alcuni studi, teorie simili erano già emerse tra il Settecento e l'Ottocento, ripresa man mano da sociologi e storici delle religioni.[2]

Karl Jaspers

Confucio in un dipinto del 1770

Il concetto viene esposto da Jaspers nella sua opera Vom Ursprung und Ziel der Geschichte (tradotta in italiano come Origine e senso della storia), pubblicata nel 1949.[3] Il filosofo individua un periodo compreso tra l'800 a.C. e il 200 a.C. in cui in diversi luoghi indipendentemente l'uno dall'altro (come in India, Cina, Palestina, Iran e Grecia) prende piede una rottura epocale. In tutti questi luoghi gli uomini iniziarono ad interrogarsi sulla propria esistenza, esplorando la vastità del pensiero; ne consegue che presero consapevolezza di una propria storicità.[4]

«In questo periodo si concentrano i fatti più straordinari. In Cina vissero Confucio e Lǎozǐ, sorsero tutte le tendenze della filosofia cinese, meditarono Mòzǐ, Zhuāng Zǐ, Lìe Yǔkòu e innumerevoli altri. In India apparvero le Upaniṣad, visse Buddha e, come in Cina, si esplorarono tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo e al materialismo, alla sofistica e al nihilismo. In Iran Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia e Geremia, fino a Deutero-Isaia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, i poeti tragici, Tucidide e Archimede. Tutto ciò che tali nomi implicano prese forma in pochi secoli quasi contemporaneamente in Cina, in India e nell'Occidente, senza che alcuna di queste regioni sapesse delle altre. La novità di quest'epoca è che in tutti e tre i mondi l'uomo prende coscienza dell'"Essere" nella sua interezza (umgreifende: ulteriorità onnicomprensiva), di se stesso e dei suoi limiti. Viene a conoscere la terribilità del mondo e la propria impotenza. Pone domande radicali. Di fronte all'abisso anela alla liberazione e alla redenzione. Comprendendo coscientemente i suoi limiti si propone gli obiettivi più alti. Incontra l'assolutezza nella profondità dell'essere-se-stesso e nella chiarezza della trascendenza. Ciò si svolse nella riflessione. La coscienza divenne ancora una volta consapevole di se stessa, il pensiero prese il pensiero ad oggetto.»

(Karl Jaspers)

Le civiltà precedenti, "pre-assiali", come quella babilonese o egizia secondo Jaspers scomparvero progressivamente di fronte all'emergere delle nuove civiltà "assiali".[5]

La svolta assiale

Dunque, secondo Jaspers, questo asse rappresenta qualcosa di comune all'intera umanità, intorno al quale è possibile comprendere in unità la storia umana. Da quel periodo quasi contemporaneamente nel "Vecchio Mondo" (Abendland individuato come cesura tra Occidente e Oriente), nell'Asia meridionale (India) e nell'Asia orientale (Cina) si elaborarono quelle concezioni da cui si mosse il pensiero filosofico, la fine dei racconti mitici sostituiti dai principi morali e dalle dottrine religiose e spirituali, l'avvio della ricerca delle cause naturali dei fenomeni fisici.[senza fonte]

Jaspers, sempre nello Ursprung und Ziel der Geschichte, ritiene che l'umanità possa preparare un secondo periodo assiale, se supererà il rischio dell'autodistruzione determinato dal mancato controllo della scienza e delle tecnologie. Il senso di 'vuoto', proprio della cultura contemporanea, si oppone alla pienezza del precedente periodo assiale, che prefigura l'arrivo del successivo, in cui l'intera umanità sarà unita nel processo di umanizzazione e in cui attualizzerà pienamente l'"essere uomini".[senza fonte]

Elaborazioni successive

Nel 1975 Arnaldo Momigliano riprese il concetto definendo questo periodo come "l'epoca della critica"; più avanti, venne recuperato da diversi studiosi, in particolare sociologi, come momento di svolta nella storia del pensiero umano.[6]

Altri studiosi invece hanno disconosciuto l'idea che sia esistita una "epoca assiale", nonostante permangano le riflessioni in merito allo sviluppo culturale di queste civiltà e al confronto con altri momenti analoghi della storia umana. Se infatti il suo utilizzo nella ricerca storica e sociologica è stato sconfessato, al tempo stesso è stata riconosciuta la sua importanza nel dibattito interno alle scienze sociali.[7]

Infine, il concetto di "epoca assiale" è rimasto nella teorizzazione filosofica, venendo recuperato ad esempio da Jürgen Habermas, pur criticando le tesi jasperiane.[8]

Note

  1. ^ Arrigo, pp. 248-250.
  2. ^ Arrigo, pp. 250-252.
  3. ^ Arrigo, p. 245.
  4. ^ Arrigo, pp. 246-247.
  5. ^ Arrigo, p. 248.
  6. ^ Arrigo, pp. 252-256.
  7. ^ Arrigo, pp. 256-259.
  8. ^ Arrigo, pp. 259-261.

Bibliografia

  • Karl Jaspers, Origine e senso della storia, a cura di A. Guadagnin, Comunità, Milano, 1965 (nuova edizione Mimesis, 2014).
  • Giacomo Maria Arrigo, Origine e fortuna dell’idea di epoca assiale: da Jaspers a Habermas, in Intersezioni. Rivista di storia delle idee, XLIII, n. 2, Bologna, Il Mulino, 2023, pp. 245-261, ISSN 0393-2451 (WC · ACNP).
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